Poco distante da Massa Martana, lungo il tracciato dell'antica via Flaminia, si trova la chiesa di Santa Maria della Pace, iniziata nel 1521 per proteggere una venerata immagine raffigurante la Madonna del latte tra i Ss. Giovanni Battista e Giacomo affrescata su di una modesta edicola votiva. Il dipinto, databile alla metà del XV secolo e attribuito a Bartolomeo della Miranda, pittore tenacemente legato alla tradizione tardo gotica, si trova oggi dietro l'altare maggiore dell'edificio cinquecentesco, all'interno di una complessa struttura ideata nel XVII secolo dal pittore tuderte Andrea Polinori. Nella chiesa, terminata nel 1589, si stabilirono i frati Francescani del Terzo Ordine Regolare (TOR), presenti nel territorio già dal XIV secolo e sino ad allora residenti nel vicino convento di Sant'Antonio di Busseto. L’edificio, a pianta ottagonale, era allora coperto da un tetto a spioventi che i francescani, tra il 1595 e il 1598, sostituirono con l’imponente cupola, il cui tiburio fu portato a termine nel 1623. Nel frattempo i frati avviarono la costruzione del convento, protrattasi fino al 1647, oggi sede della Biblioteca Comunale. Numerose le opere d’arte conservate all’interno della chiesa, tra le quali figurano le tele del pittore Palminio Alvi (San Carlo Borromeo in adorazione del Crocifisso, del 1612, sul retro dell'altare, di fronte al coro; San Francesco che consegna la cintola al Terzo Ordine, del 1613, nel secondo altare destro), un San Francesco in preghiera davanti ad un teschio attribuito al Sensini e una Vergine in preghiera che richiama gli stilemi del Barbiani. Di straordinario effetto scenografico è la decorazione della cupola, affrescata tra il 1647 e il 1649 dal tuderte Giovanni Antonio Polinori, fratello del più celebre artista Andrea Polinori. Le pitture, disposte per fasce concentriche, si sviluppano dal basso verso l’alto e illustrano le Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, dalla Creazione di Adamo al Cristo giudice. Completano la decorazione le figure degli apostoli, di alcuni santi e, più in alto, una nutrita schiera di angeli musicanti, mentre, dalla sommità della cupola, sembrano affacciarsi cherubini e serafini. Le figure, di notevole risalto plastico, sono raffigurate con varietà di pose, gesti ed espressioni. La gamma cromatica, recuperata nei suoi toni originali da un recente restauro, è molto ricercata e vivace. Di grande fascino è l’effetto d’illusionismo spaziale, con quinte architettoniche e brani di paesaggio che sembrano realmente superare i confini imposti dalla cupola.
Curiosità: I paliotti che decorano gli altari laterali, sono stati realizzati con una tecnica molto originale, la scagliola, in voga soprattutto nel 1700. Si tratta di un tipo di manufatti, particolarmente interessanti e alquanto rari in Umbria: realizzati con un impasto “speciale”, ottenuto da un minerale - la selenite- che allo stato puro si presenta sotto forma di lamelle o scaglie, (da qui il nome “scagliola”). Definita “il marmo dei poveri”, veniva usata per simulare la tarsia marmorea: era usata soprattutto per la realizzazione di paliotti da porre sugli altari delle chiese, in quanto il risultato era di grande effetto scenico. Moltissimi sono gli spunti creativi in questi lavori, come dimostra anche il caso di Massa Martana: la varietà e l'accostamento dei colori, così come il tripudio di dettagli (arabeschi, fiori, e uccellini di ogni tipo) contribuivano al trionfo dell’arte cristiana; paliotti identici nella fattura e nelle decorazioni si trovano nella Chiesa di San Francesco a Giano dell’Umbria.