Abbandonando la strada a scorrimento veloce si entra, quasi in punta di piedi, in una realtà rimasta indietro nel tempo. Immerso nel verde della vegetazione lussureggiante, poderoso e suggestivo, è il Ponte Fonnaia, del I sec. d.C., simbolo dell’antica Flaminia. Costruito per permettere alla Via Flaminia di attraversare il torrente Naja, fu realizzato in blocchi di travertino perfettamente squadrati ed ora si presenta nella veste assunta dopo i restauri d'epoca augustea (27 d.C.); è lungo 15 m, alto 8, con una sola arcata di 3,5 m a tutto sesto; presenta un intradosso obliquo per permettere alla strada soprastante di mantenere il suo asse geometrico. Sulla superficie interna dell’arcata i blocchi sono disposti in filari regolari, alternativamente per testa e per taglio, allo scopo di assicurare la migliore tenuta; i lati brevi dei singoli blocchi sono contrassegnati da lettere e numeri che indicano le sigle di cava. Da recenti analisi archeometriche (Vantaggi M., 2007) sui monumenti romani della zona si è notato che gli ingegneri romani prediligevano il travertino, (proveniente dalla limitrofa zona di S. Terenziano)..
Curiosità: I Romani usarono molto il travertino, in quanto facile sia da estrarre, sia da lavorare e resistente all’aggressione degli agenti atmosferici; questo materiale inoltre era visivamente gradevole e grazie al suo colore bianco latteo dava imponenza e maestosità alle opere, simulando il ben più prezioso marmo.
Il farnetto (Quercus frainetto Ten.) è un albero della famiglia delle Fagacee. Ha portamento maestoso che raggiunge i 25 m di altezza dopo una lentissima crescita. I giovani rami sono pelosi e la corteccia del tronco è grigio-bruno mentre negli esemplari adulti la corteccia è suddivisa in piccole squame rugose. Le foglie sono piuttosto lunghe (15/20 cm) e di un bel verde intenso. Le ghiande sono dolciastre, molto ricercate da ghiandaie e picchi.
La lignite, classificata nel commercio internazionale come Brown Coal, cioè carbone marrone, è un carbone “molto giovane”. Infatti, è composto da materiale organico, di origine vegetale, in corso di fossilizzazione in ambiente anaerobico, cioè privo di ossigeno. La lignite presente in Umbria si è formata in epoca plio-plestocenica; originato dalla crescita di piante lacustri sui resti delle preesistenti. In quel periodo, cioè da 5 a 1,7 milioni di anni fa, il Tevere non era ancora il fiume che conosciamo oggi e le acque del suo bacino si raccoglievano nel “lago Tiberino”. Nel quaternario, circa 1,7 milioni di anni fa, il lago formava la più vasta distesa d’acqua dell’Italia centrale; sul bacino che esso ha lasciato si trovano le principali miniere di lignite dell’Umbria. I depositi di questo lago sono formati da ciottoli e sabbie in alto e da argille in basso; tra queste, a livelli differenti, sono racchiusi banchi di lignite xiloide, in parte completamente legnosa, cioè costituita da tronchi di vegetali, e in parte torbacea scistosa, cioè formata essenzialmente dalle foglie delle stesse piante.