14 km - Itinerario fruibile in auto e in bici
L’itinerario, di grande interesse storico-artistico, con partenza dal centro storico di Massa Martana, interessa la porzione settentrionale del territorio comunale e permette di individuare i numerosi centri di potere ecclesiastico che caratterizzavano nel periodo medioevale l’area di Massa Martana. Una breve visita del centro storico di Massa Martana, con i suoi monumenti, realizzati in pietra calcarea locale, e vicoli medioevali, apre l’ itinerario che avrà come filo conduttore la storia e l’arte del territorio. Il circuito ha uno sviluppo ad anello: dall’ingresso principale di Massa Martana si prende la statale in direzione Sud, girando poi a destra in direzione Todi; si raggiunge così la prima tappa dell’itinerario: l’antico il Convento di San Pietro sopra le acque, inserito in un bellissimo contesto paesaggistico, ed oggi struttura ricettiva di pregio. Si riprende la provinciale e si prosegue in direzione Todi, fino a località Cimacolle, poi in direzione Viepri, e dopo 1 km, si raggiunge la pregevole Abbazia di SS Fidenzio e Terenzio, situata sulla destra, lungo il percorso, quasi nascosta dalla vegetazione e da un grazioso vigneto, (struttura privata, visitabile su richiesta). Sede di una comunità di monaci benedettini fino alle fine del 1300, fu pieve importante con alle sue dipendenze molte chiese e castelli. Si riprende la provinciale, e per circa 1,9 km m e si devia a destra per , caratteristico borgo medioevale, feudo dei conti Arnolfi, con la sua cinta muraria ben conservata e la parrocchiale di San Sebastiano. Lasciato Castel Rinaldi, si rientra poi a Massa Martana, facendo una sosta alla Chiesa di Santa Maria della Pace, edificio rinascimentale di grande pregio.
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APPROFONDIMENTI Itinerario n 3
Massa Martana Antico borgo medievale di incantevole fascino, sorge in un contesto ambientale di grande rilevanza e di forte impatto visivo. Protetta dalle montagne circostanti che sembrano disegnare un anfiteatro naturale, il castello si presenta chiuso dalle possenti mura della fine del XIII secolo. Garanzia di sicurezza ma anche espressione di prestigio, la cinta muraria si arricchisce dei caratteristici bastioni e di porte che assicuravano accesso al borgo. L’ingresso principale, dalle forme monumentali, presenta incastonate sul lato destro una serie di stemmi e pietre incise. Tra queste, compare l’iscrizione romana che ricorda il restauro della via Flaminia fatto eseguire dall’Imperatore Adriano mentre, per quanto riguarda gli stemmi, interessante quello della nobile famiglia Fonzi e quello di Massa Martana con un fiore a cinque petali e la mezzaluna. Varcata la porta, si entra nella piazza principale del borgo, Piazza Umberto I, piuttosto ampia e regolare, definita da alcuni degli edifici più rappresentativi della sua identità storica e culturale. Tra questi emerge la chiesa di San Felice, dedicata al patrono della cittadina, vescovo e martire dell'antica Civitas Martana. L’edificio sacro è il frutto di molteplici rifacimenti e restauri compiuti nel corso dei secoli, l'ultimo dei quali è seguito agli ingenti danni causati da un bombardamento aereo avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale.
La facciata, rivestita di blocchi di pietra squadrata, è ripartita in quattro grandi riquadri conclusi in alto da un cornicione e da una finta balaustra, da dove si eleva il barocco campanile, eretto nel 1637.Le linee pure ed eleganti del portale introducono nell’ampio interno, con una sola navata coperta da volta a botte. Conferiscono un leggero senso di animazione alla solidità architettonica della chiesa, la serie di arcate che scandiscono le pareti e i robusti pilastri che le sostengono. L’altare maggiore, di scenografico gusto barocco, è arricchito da imponenti sculture lignee e della tela del pittore Giacinto Boccanera da Leonessa, datata 1723, raffigurante la Madonna reggente l’ostensorio tra il Beato Ruggero, San Felice, Santa Rita e San Pio V. Nella parete a sinistra dell’entrata, entro due grandi nicchie, sono conservati affreschi del XVI secolo: il primo rappresenta una Crocifissione, il secondo una Madonna in trono con il Bambino tra San Rocco e Sant'Ambrogio, di scuola umbra del XV sec. Lungo la parete destra della navata è possibile accedere ad un ambiente molto interessante, che, esternamente è riferibile al torrione delle mura castellane. Nel Rinascimento infatti questo torrione angolare venne praticamente inglobato nell’area presbiteriale della Chiesa di San Felice. Forse si tratta dell’antica cappella di Santa Maria, utilizzata come luogo devozionale, e poi adibita ad Oratorio del SS Sacramento, in uso già dal 1606. Entrando nell’ambiente si è immersi in un’atmosfera di grande suggestione, tutte le pareti sono infatti decorate con interessanti affreschi del XV e de XVII, oggetto di recenti campagne di restauro. Di particolare pregio, è l’altare, decorato, nello spazio sopra al tabernacolo con la scena della Madonna del Carmelo, (la data indica 1542) nella quale si nota l’umanità e il rapporto colloquiale tra la Vergine e Gesù. La scena è circondata da una decorazione molto scenografica di paraste con eleganti candelabre, angeli e le figure dei confratelli, vestiti dell’abito rosso con cappuccio. Ad arricchire il tutto, decorazioni all’antica con elementi floreali ed ovuli. Il messaggio teologico è ovviamente in perfetta sintonia con i dettami della Controriforma. Non si conosce l’autore, ma data la vicinanza con l’ambiente culturale tuderte, si può pensare a Pietro Paolo Sensini, collaboratore del ben più noto Ferraù Faenzoni, per le affinità stilistiche con altre opere dell’artista lasciate nella zona.
Da notare anche l’immagine di una Madonna in trono con bambino, tra San Sebastiano e San Bernardino da Siena e un’Annunciazione, del XV sec.
In piazza Umberto I, di fronte alla chiesa di San Felice e dietro al monumento ai caduti, due lapidi ricordano la sosta di Anita e Giuseppe Garibaldi a Massa Martana e sono state murate sulla facciata dell’elegante palazzo che li ospitò nel 1849. Lasciato la piazza, il borgo si svela in tutto il suo fascino, regalando suggestivi scorci e ampie vedute sul territorio circostante. Un dedalo di vicoli si dipana infatti nel centro storico di questo castello, svelando la sua caratteristica configurazione urbanistica medievale e un tessuto edilizio da ascrivere in gran parte al XVI e XVII secolo, segno evidente della stagione di prosperità vissuta all’epoca dal borgo, quando erano presenti anche un ospedale e un’accademia letteraria. Lungo via Regina Margherita, la principale della cittadina, quasi nascosta dalla sobria eleganza dei palazzi che vi si affacciano, si trova la chiesa di San Sebastiano, sede dell’omonima confraternita documentata fin dal secolo XV. L’edificio, integralmente restaurato alla fine del ‘500, conserva al suo interno un barocco altare ligneo che inquadra lo stendardo opistografo dipinto da Pietro Paolo Sensini nel 1595, raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Felice e San Sebastiano sul lato verso i fedeli e Gesù Cristo in croce fra due confratelli sul lato retrostante. Ai lati dell'altare si trovano due interessanti statue lignee policrome raffiguranti San Giovanni Evangelista e San Sebastiano,riferibili al XVIII secolo. Di fronte all’edificio sacro si eleva la mole del palazzo comunale, costruito nella seconda meta del XVI secolo sul sito dell’antico ospedale di Sant'Antonio, documentato sin dal XIV secolo. L’aspetto attuale dell’edificio pubblico, riconoscibile dalla caratteristica torre campanaria, è derivato dagli interventi di restauro compiuti alla fine del XIX secolo. Seriamente danneggiata dal terremoto del maggio 1997, Massa Martana ha chiuso la pagina più dolorosa della sua storia recente vincendo una sfida molto difficile. Grazie ad una complessa e sapiente opera di ricostruzione e riqualificazione, in quindici anni di duro lavoro, il borgo ha saputo integrare perfettamente quanto di nuovo è entrato a far parte del suo antico tessuto urbano - l’azzurro, il rosa, il giallo e gli altri colori delle facciate di alcuni suoi palazzi – con quanto è stato invece possibile recuperare – ad esempio le travi di legno che reggono i corridoi in sospensione tra un edificio e l’altro e alcuni palazzi storici usciti indenni dal sisma. L’orgoglio per il risultato ottenuto ha trovato efficace espressione nella realizzazione di Piazza della Rinascita, luogo della memoria di una collettività che ha saputo reagire e guardare avanti, come magistralmente evocato dalla scultura bronzea di Ilario Fioravanti, artista di Cesena di grande fama. L'opera, che è stata inaugurata nel 2007, raffigura una fanciulla a grandezza naturale seduta su un muretto: in quella giovane, dolce ma sicura di se, è l’immagine della rinascita di Massa Martana e dei suoi abitanti.
Curiosità: San Felice, vissuto all’epoca degli imperatori Diocleziano e Massimiano, passati alla storia quali promotori di terribili crociate contro i cristiani, fu invitato ad abiurare alla propria fede dal prefetto imperiale Tarquinio. San Felice, che non si lasciò intimorire, fu condannato al terribile martirio della graticola. Uscito indenne delle fiamme, fu immerso in un olla di pece bollente, infine, dato che non moriva mai, venne decapitato e il suo corpo trafugato in gran segreto dalla comunità cristiana. Oggi parte delle sue spoglie sono conservate nella cripta romanica dell’Abbazia di San Felice, situata a pochi km da Massa Martana, nel Comune di Giano dell’Umbria. In questa chiesa era conservato anche un famoso paliotto medioevale con il martiro del Santo, oggi presso la Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia. Il pregevole dipinto su tavola del XII sec., di scuola spoletina, mostra influssi bizantini, ed è stato attribuito ad un pittore anonimo, soprannominato Maestro di San Felice.
Pietra Rosa di San Terenziano: Altra tipicità del territorio, esclusivamente nella zona di San Terenziano , e la Pietra Rosa. Una pietra particolarmente pregiata usata per finiture, arredo urbano o complementi di interni. E' un'arte antica che si conserva nelle mani dei pochi scalpellini che ancora si tramandano il mestiere. La scaglia rossa è una roccia sedimentaria marina costituita da calcari selciferi a grana fine, più o meno marnosi, di colore prevalentemente rossiccio che può passare al bianco, al giallo, al rosso cupo. La colorazione rossa deriva dalla dispersione nella massa calcarea di ossidi di ferro (limoniti ed ematiti); localmente alcune tinte biancastre possono essere dovute a decolorazione secondaria. I calcari della scaglia rossa presentano sempre una fitta stratificazione regolare e sono stati deposti tra i 90 e i 55 milioni di anni fa, nel Cretaceo superiore, e parzialmente nell'Eocene inferiore.
Travertino: Il travertino è una roccia sedimentaria calcarea di tipo chimico, molto utilizzata in edilizia, in particolare a Roma, fin dal I millennio a.C. La differenza tra il deposito calcareo di tipo spugnoso e il banco di travertino è data sostanzialmente dalla conformazione geologica del terreno di formazione: il calcare è uno dei depositi più frequenti in natura essendo prodotto dalla precipitazione di Carbonato di calcio disciolto nell'acqua. Un ambiente continentale subaereo in cui la soluzione calcarea abbia avuto il tempo di ristagnare e sedimentarsi in un territorio pianeggiante, abbastanza vicina alla superficie da poter attraversare cicli di evaporazione e ri-sommersione, poco disturbata da acque sorgive o correnti, favorisce la formazione del travertino. Il colore del travertino dipende dagli ossidi che ha incorporato (cosa che accade abbastanza facilmente, essendo di sua natura una pietra abbastanza porosa). La colorazione naturale varia dal bianco latte al noce, attraverso varie sfumature dal giallo al rosso. È frequente incontrarvi impronte fossili di animali e piante.
San Pietro sopra le acque La chiesa di San Pietro sopra le acque, sorge poco fuori il borgo di Massa Martana, in un luogo di grande fascino, in un contesto naturalistico privilegiato: la chiesa e il convento,circondati da un giardino rigoglioso, sono di origine molto antica; la prima notizia, infatti, risale probabilmente al 1275. Oggi il complesso appare in una veste molto diversa, mostrando affreschi e decorazioni tardo rinascimentali e barocche; lavori di restauro vennero infatti avviati dal cardinale Marcello Lante nel 1608, e modificarono la struttura originale del complesso, arricchendola di decorazioni parietali e arredi. Accoglie il visitatore un semplice portico ornato di affreschi del XVII secolo; l’interno, barocco, trasformato in struttura ricettiva, conserva un pregevole coro ligneo, alcuni dipinti del XV sec. e diverse opere di Andrea Polinori, pittore todino del seicento: la Vocazione di Pietro ed Andrea, San Francesco e Sant'Antonio da Padova; San Francesco riceve le stimmate.
Abbazia di SS Fidenzio e Terenzio lungo un diverticolo della Via Flaminia, attuale Todi-Foligno, si trova la chiesa intitolata ai Santi Fidenzio e Terenzio. Fra le più interessanti chiese romaniche umbre, fu eretta dai nobili di Massa Martana in onore dei due santi, originari, secondo una leggenda, della Siria: partirono da Roma per diffondere la religione cristiana e giunti nel territorio tudertino, al tempo dell'imperatore Diocleziano, furono catturati e martirizzati "in Civitate Martana, Tuderto proxima". I loro corpi furono poi sepolti segretamente nel luogo dove ora sorge la chiesa. Prima dell’attuale chiesa, probabilmente venne eretto, sul loro sepolcro, un oratorio, come potrebbe indicare una pietra della cripta che mostra l'iscrizione "Beatus Fidentius et Terentius hic requiescunt", i cui caratteri sembrano ascrivibili ai secoli VII, VIII. Le reliquie dei loro corpi vennero riesumate nel 1629 dal cardinale Boncompagni e trasportate nel paese di Bassano di Orte. L’iter storico del monumento sembra essere ancora una volta quello tradizionale degli edifici di questa zona: una chiesa primitiva sarebbe stata ricostruita nel X sec. e ampiamente modificata nel XIII. La facciata in pietra con filari rossi e bianchi ha una caratteristica bifora di tipo umbro a due rincassi, sovrastante l’arco a tutto sesto della porta d’ingresso. L’interno, oggi piuttosto spoglio, a differenza certamente di quello originario, è ad una navata, e nella parete di fondo sono incastonate una quarantina di lastre di ispirazione longobarda, scolpite con elementi zoomorfi, antropomorfi e geometrici del X-XI sec. Singolare è il soffitto a pianelle policrome con gli stemmi di Todi e un prezioso ambone bizantino in marmo: costruito con due grandi lastre di marmo scolpito: quella verso l'esterno ha un motivo di cerchi annodati riempiti di fiori, grappoli, elici ed apici gigliati, l'altra è decorata con un tipico nastro bisolcato formante grossi nodi allentati, motivo riconducibile, anche per la fattura irregolare, al IX secolo. Poco oltre la metà della navata, un'ampia gradinata immette nel presbiterio sopraelevato, al centro del quale si trova un antico altare costituito da una lastra di travertino, che ricopre il sarcofago dei due martiri, e adornato di quattro colonnine angolari di pietra. Nella zona absidale è conservato un frammento di affresco raffigurante la Madonna con il Bambino e attribuito a Bartolomeo da Miranda, pittore del XIV, attivo in zona. Di particolare interesse la cripta trifora paleocristiana, sorretta da una centrale colonna romana di marmo grigio, con bellissimo capitello ionico, e due colonne laterali di travertino e il caratteristico campanile a vela, eretto su una antica torre campanaria con base dodecagona di grossi blocchi di travertino. Come altri edifici di culto anche la chiesa di San Fidenzio e Terenzio, ha subito numerose modifiche; nell'attiguo monastero, vi si installò una comunità di monaci benedettini che la ressero fin verso la fine del 1300. Fu pieve importante con alle sue dipendenze molte chiese e castelli. Dai registri delle decime risulta che nel 1276 aveva sei monaci retti da un abate Pietro. Oggi è proprietà privata, per visitarla è necessario contattare i proprietari.
Curiosità: San Benedetto nacque a Norcia intorno al 480 d.C., quattro anni dopo la caduta dell’Impero Romano, in un periodo storico caratterizzato da invasioni, guerre e distruzioni. Trasferitosi a Roma per compiere i suoi studi, toccò con mano la decadenza che dilagava nella città eterna e, inorridito, si ritirò nel silenzio dei boschi dell’alta valle dell’Aniene, ai confini tra Lazio e Abruzzo. La sua presenza solitaria, dedita alla preghiera e alla penitenza, non passò inosservata e la comunità di monaci di Vicovaro propose a Benedetto di unirsi a loro; presto però il rigore morale e la ferrea disciplina del nursino risultarono invise ai compagni che tentarono di avvelenarlo. Amareggiato, si trasferì a Subiaco dove divenne la guida spirituale di un piccolo cenobio che fu da lui organizzato in una nuova forma di vita monastica. A causa di dissapori sorti con alcuni discepoli, abbandonò Subiaco e si diresse a Cassino, sulla cui altura, nel 529, fondò il noto Monastero di Montecassino. Qui compose la Regola, un complesso documento articolato in un prologo e settantatré capitoli, destinata a divenire il punto di riferimento del monachesimo occidentale e ad essere adottata da tutti i monasteri europei. Nel celebre motto ora et labora si condensa l’essenza del messaggio benedettino che combinai due aspetti della vita umana, quello spirituale e quello materiale. Scandita dall’alternanza tra preghiera e lavoro, l’esistenza dei monaci, in virtù della stabilitas loci, doveva svolgersi tra le mura del monastero, sotto l’egida dell’abate.Evangelizzatori instancabili, i benedettini svolsero un’intensa attività di assistenza e, bonificando paludi, disboscando seve, coltivando la terra, riscattarono il valore del lavoro manuale e divennero un punto di riferimento per le popolazioni vicine. Fondamentale è stato inoltre il loro contributo in ambito culturale:nei monasteri, divenuti luoghi d’arte di grande fascino,ci si occupava anche della trascrizione di libri antichi, spesso corredati da preziose miniature. Benedetto morì a Montecassino intorno al 547 e Papa Paolo VI, nel 1964,lo proclamò Patrono d’Europa.
Castel Rinaldi Borgo medioevale, costruito, secondo la tradizione, nel 1160 da un tal "Rinaldo duca di Calabria", Castel Rinaldi fece parte anche del feudo dei conti Arnolfi. Costantemente di parte guelfa, fu spesso al centro di lotte intestine che segnarono il territorio nel Medioevo: nel 1311 fu assalito infatti dai ghibellini di Todi che lo costrinsero alla sottomissione, nel XV sec., passo’ sotto la signoria della potente famiglia Atti di Todi. Costruito in una zona poco stabile, intorno alla prima meta del 1400 fu danneggiato da alcuni smottamenti che ridussero notevolmente la grandezza del castello. Sappiamo che vi sosto’ papa Clemente VII, di passaggio in Umbria nel 1532. Meritano attenzione la cinta muraria medioevale e la chiesa parrocchiale di San Sebastiano. Poco fuori dal castello, purtroppo ricoperta dalla vegetazione e di difficile accesso, è situata una necropoli pagana, di notevole interesse storico e documentario, scavata nel tufo: formata da oltre 15 caverne, probabilmente prototipo per la successiva catacomba cristiana di San Faustino.
Curiosità: La profonda religiosità della popolazione martana è testimoniata, come si legge in un documento del 1700, dalla presenza di alcuni sepolcreti: «…si veggono alcune grotte. Una delle quali era un sepolcreto o un colombario con molte piccole nicchie per le olle cinerarie divise in vari ordini sino a sette l’una sopra l’altra.». (Nessi S., Ceccaroni S., 1978, p.58). Queste strutture, scoperte in numero notevole sulle rupi che costeggiano la via Flaminia ed il fosso di Massa Martana, consistono in ambienti ipogei di probabile uso funerario, scavati nella roccia. Presentano sulle pareti file di piccole nicchie, di 20-25 cm. di lato e profonde 30 cm., e di forma diversa a secondo della località; sono databili tra il II secolo a.C. ed il III secolo d.C. Nel colombario di Castel Rinaldi per esempio, sono perfettamente allineate ed hanno il lato superiore leggermente arcuato. Negli altri colombari, soprattutto in quelli della rupe di Massa Martana, visibili dalla strada che sale verso il centro storico, sono disposte a scacchiera ed hanno forma rettangolare mentre all’interno si allargano con leggera strombatura a tronco di piramide. Finora ne sono stati identificati 18, in diverse località (Massa Martana, Caciaro, Ponte e Castel Rinaldi), quasi tutti delle stesse dimensioni: 8-10 metri di lunghezza, 3-4 metri di altezza. Purtroppo sono difficilmente raggiungibili sia per la loro ubicazione sia perchè coperte dalla vegetazione; molte sono ancora seminterrate; probabilmente nel Medioevo, furono utilizzate dagli abitanti di Massa Martana, per l’allevamento dei colombi, come già testimoniato, per esempio ad Orvieto.
Chiesa di Santa Maria della Pace Poco distante da Massa Martana, lungo il tracciato dell'antica via Flaminia, si trova la chiesa di Santa Maria della Pace, iniziata nel 1521 per proteggere una venerata immagine raffigurante la Madonna del latte tra i Ss. Giovanni Battista e Giacomo affrescata su di una modesta edicola votiva. Il dipinto, databile alla metà del XV secolo e attribuito a Bartolomeo della Miranda, pittore tenacemente legato alla tradizione tardo gotica, si trova oggi dietro l'altare maggiore dell'edificio cinquecentesco, all'interno di una complessa struttura ideata nel XVII secolo dal pittore tuderte Andrea Polinori. Nella chiesa, terminata nel 1589, si stabilirono i frati Francescani del Terzo Ordine Regolare (TOR), presenti nel territorio già dal XIV secolo e sino ad allora residenti nel vicino convento di Sant'Antonio di Busseto. L’edificio, a pianta ottagonale, era allora coperto da un tetto a spioventi che i francescani, tra il 1595 e il 1598, sostituirono con l’imponente cupola, il cui tiburio fu portato a termine nel 1623. Nel frattempo i frati avviarono la costruzione del convento, protrattasi fino al 1647, oggi sede della Biblioteca Comunale. Numerose le opere d’arte conservate all’interno della chiesa, tra le quali figurano le tele del pittore Palminio Alvi (San Carlo Borromeo in adorazione del Crocifisso, del 1612, sul retro dell'altare, di fronte al coro; San Francesco che consegna la cintola al Terzo Ordine, del 1613, nel secondo altare destro), un San Francesco in preghiera davanti ad un teschio attribuito al Sensini e una Vergine in preghiera che richiama gli stilemi del Barbiani. Di straordinario effetto scenografico è la decorazione della cupola, affrescata tra il 1647 e il 1649 dal tuderte Giovanni Antonio Polinori, fratello del più celebre artista Andrea Polinori. Le pitture, disposte per fasce concentriche, si sviluppano dal basso verso l’alto e illustrano le Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, dalla Creazione di Adamo al Cristo giudice. Completano la decorazione le figure degli apostoli, di alcuni santi e, più in alto, una nutrita schiera di angeli musicanti, mentre, dalla sommità della cupola, sembrano affacciarsi cherubini e serafini. Le figure, di notevole risalto plastico, sono raffigurate con varietà di pose, gesti ed espressioni. La gamma cromatica, recuperata nei suoi toni originali da un recente restauro, è molto ricercata e vivace. Di grande fascino è l’effetto d’illusionismo spaziale, con quinte architettoniche e brani di paesaggio che sembrano realmente superare i confini imposti dalla cupola.
Curiosità: I paliotti che decorano gli altari laterali, sono stati realizzati con una tecnica molto originale, la scagliola, in voga soprattutto nel 1700. Si tratta di un tipo di manufatti, particolarmente interessanti e alquanto rari in Umbria: realizzati con un impasto “speciale”, ottenuto da un minerale - la selenite- che allo stato puro si presenta sotto forma di lamelle o scaglie, (da qui il nome “scagliola”). Definita “il marmo dei poveri”, veniva usata per simulare la tarsia marmorea: era usata soprattutto per la realizzazione di paliotti da porre sugli altari delle chiese, in quanto il risultato era di grande effetto scenico. Moltissimi sono gli spunti creativi in questi lavori, come dimostra anche il caso di Massa Martana: la varietà e l'accostamento dei colori, così come il tripudio di dettagli (arabeschi, fiori, e uccellini di ogni tipo) contribuivano al trionfo dell’arte cristiana; paliotti identici nella fattura e nelle decorazioni si trovano nella Chiesa di San Francesco a Giano dell’Umbria.